di Mariagrazia Stringhini Ciboldi
Tutti almeno una volta nella vita abbiamo
sperimentato il dolore della ferita d’amore; magari per un abbraccio negato,
per un sorriso mancato o per il bisogno insoddisfatto di uno sguardo dolce e
accogliente che ci facesse sentire compresi e visti nella nostra intima essenza, amati per ciò che semplicemente siamo: con le nostre luci
e le nostre ombre, con le nostre vulnerabilità e fragilità, senza sentire di
doverci nascondere o difendere.
Se poi, le vicissitudini della vita ci hanno
colpito duramente o/e ripetutamente, il dolore si fa più intenso e profondo, a
volte diventa insopportabile e rende la vita un continuo stato di forte
malessere e angoscia, che impedisce di vedere il bello e il buono nella propria
quotidianità, e fa percepire d’essere vulnerabili anche ai più piccoli e
semplici gesti quotidiani.
Può anche darsi che quel dolore è stato talmente
lacerante che per non esserne sopraffatti (per sopravvivenza) abbiamo dovuto
strutturare difese talmente importanti da restare poi imprigionati nella nostra
corazza difensiva (muscolo-caratteriale) senza riuscire a vivere e condividere serenamente
e genuinamente il variopinto mondo delle emozioni e dei sentimenti umani,
soprattutto il
calore dell’affettività e della tenerezza: il bene
più prezioso e più creativo di tutta la Terra.
Da qui, da questo calore, nasce la fiducia di
farcela anche nei momenti più bui e dolorosi,
in cui anche la più flebile speranza sembra vana.
Da qui, nasce la condivisione
e l’empatia: un contatto
di Cuori in cui non c’è più divisione tra i bisogni e la loro soddisfazione, in
cui non c’è più spazio per i giudizi, che portano divisione e isolamento, per
le lamentele, per l’indifferenza o per l'egoismo.
Qui, nel calore dell’affettività, c’è unione e non ci si sente soli: l’io e il tu
svaniscono per ritrovarsi specchiati nello sguardo reciproco e allora ci si rende
conto che la Vita è partecipare insieme
a creare armonia; è sentirsi intimamente uniti ad ogni
forma di vita, rispettandola e rispettandoci; è sentirsi tutt’uno con la Natura
e ‘semplicemente’ iniziare ad imparare ad amare veramente, senza ‘se’ e senza ‘ma’, senza condizioni imparare ad
amare il noi cui tutti apparteniamo, poiché è l’unica possibilità che
ha l’umanità per evolvere e per continuare a vivere, in pace.
Il calore dell’affettività e della tenerezza è l’unico spazio in cui
la ferita d’amore può veramente guarire e può generare altro amore.
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