Post
di Carla Cicalese
Tratto
da Chuang-Tzu
La
virtù dell’uomo santo è celata anche se egli non vive in mezzo ai monti e alle
selve: egli non ha quindi bisogno di nascondersi. Non è che coloro che in
antico erano detti saggi si ritirassero dal mondo, si nascondessero per non
farsi vedere, chiudessero la bocca per non parlare e occultassero la sapienza
per non pronunciarsi: il fatto è che era stato profondamente falsato il retto
ordine naturale. Quando vigeva il retto ordine naturale e nel mondo si facevano
progressi, i saggi riportavano tutto all’unità senza lasciare tracce; ma quando
non vigeva il retto ordine naturale e nel mondo si facevano grandi regressi,
essi aspettavano seduti sulle loro radici profonde e al colmo della
tranquillità. Questa era la via per preservare la loro persona.
Gli
antichi che preservano la persona non agghindavano la sapienza con i sofismi e
non inquinavano il mondo e la virtù con la conoscenza artificiosa. Se ne
stavano solinghi al loro posto e ritornavano alle loro qualità naturali. Che
cos’altro restava loro da fare?
Nel
Tao non si compiono azioni meschine, nella virtù non si possiede una conoscenza
ristretta: compiere azioni meschine e possedere una conoscenza ristretta nuoce
alla perfezione individuale. Perciò è stato detto: “Correggere
se stessi, null’altro”.
La
pienezza della felicità sta nel realizzare le proprie aspirazioni. Quello che
gli antichi intendevano per realizzare le proprie aspirazioni non si riferiva
al possesso di carrozze ufficiali e di berretti da cerimonia: in realtà niente
poteva aumentare la loro felicità. Quel che oggi si
intende per realizzare le proprie aspirazioni si riferisce invece proprio al
possesso di carrozze ufficiali e di berretti da cerimonia – tutte cose che
riguardano l’abbellimento della persona, non il decreto naturale. A un certo momento queste cose esteriori possono
anche arrivare, ma, essendo transitorie, non si può né impedire la loro venuta
né arrestare la loro andata.
Perciò
i saggi antichi, quando le cose andavano bene non aspiravano alle carrozze
ufficiali e ai berretti da cerimonia, e, quando si trovavano in povertà e nelle
ristrettezze, non abbracciavano le convenzioni del volgo. Sia in quella sia in questa situazione, la loro
felicità era la stessa, perciò non avevano afflizioni. Oggi, invece, se le cose
su cui si fa affidamento vengono a mancare, si diventa infelici.
A giudicare da tutto
ciò, oggi, anche se si è felici, non lo si è mai in un modo stabile. Perciò è
stato detto: “Coloro che perdono se stessi nelle cose e
smarriscono la loro natura nelle futilità sono uomini che capovolgono le
posizioni”
© tutte le foto di questo sito sono del legittimo
proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo