sabato 29 ottobre 2016

La ferita d’amore

di Mariagrazia Stringhini Ciboldi


Tutti almeno una volta nella vita abbiamo sperimentato il dolore della ferita d’amore; magari per un abbraccio negato, per un sorriso mancato o per il bisogno insoddisfatto di uno sguardo dolce e accogliente che ci facesse sentire compresi e visti nella nostra intima essenza, amati per ciò che semplicemente siamo: con le nostre luci e le nostre ombre, con le nostre vulnerabilità e fragilità, senza sentire di doverci nascondere o difendere.
Se poi, le vicissitudini della vita ci hanno colpito duramente o/e ripetutamente, il dolore si fa più intenso e profondo, a volte diventa insopportabile e rende la vita un continuo stato di forte malessere e angoscia, che impedisce di vedere il bello e il buono nella propria quotidianità, e fa percepire d’essere vulnerabili anche ai più piccoli e semplici gesti quotidiani.
Può anche darsi che quel dolore è stato talmente lacerante che per non esserne sopraffatti (per sopravvivenza) abbiamo dovuto strutturare difese talmente importanti da restare poi imprigionati nella nostra corazza difensiva (muscolo-caratteriale) senza riuscire a vivere e condividere serenamente e genuinamente il variopinto mondo delle emozioni e dei sentimenti umani, soprattutto il calore dell’affettività e della tenerezza: il bene più prezioso e più creativo di tutta la Terra.


Da qui, da questo calore, nasce la fiducia di farcela anche nei momenti più bui e dolorosi, in cui anche la più flebile speranza sembra vana.
Da qui, nasce la condivisione e l’empatia: un contatto di Cuori in cui non c’è più divisione tra i bisogni e la loro soddisfazione, in cui non c’è più spazio per i giudizi, che portano divisione e isolamento, per le lamentele, per l’indifferenza o per l'egoismo.
Qui, nel calore dell’affettività, c’è unione e non ci si sente soli: l’io e il tu svaniscono per ritrovarsi specchiati nello sguardo reciproco e allora ci si rende conto che la Vita è partecipare insieme a creare armonia; è sentirsi intimamente uniti ad ogni forma di vita, rispettandola e rispettandoci; è sentirsi tutt’uno con la Natura e ‘semplicemente’ iniziare ad imparare ad amare veramente, senza ‘se’ e senza ‘ma, senza condizioni imparare ad amare il noi cui tutti apparteniamo, poiché è l’unica possibilità che ha l’umanità per evolvere e per continuare a vivere, in pace.

Il calore dell’affettività e della tenerezza è l’unico spazio in cui la ferita d’amore può veramente guarire e può generare altro amore.



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mercoledì 19 ottobre 2016

Chi ha ragione?

Tratto da “Meditazione Pratica” di Pino Ferroni

Se io discuto con te e tu hai la meglio su di me invece che io su di te, hai forse necessariamente ragione e io necessariamente torto?
E se io ho la meglio su di te, ho io necessariamente ragione e tu necessariamente torto? Ha uno ragione e l’altro torto, oppure abbiamo entrambi ragione o entrambi torto? Né io né te possiamo saperlo e un terzo sarebbe nella stessa oscurità.
Chi può decidere senza errore?
Se consultiamo qualcuno che è del tuo parere, come potrà giudicare visto che è del tuo parere? Se è d’accordo con me, come potrà decidere imparzialmente visto che è d’accordo con me? Lo stesso accadrà se si tratta di qualcuno che è insieme d’accordo con me e con te.
Immaginiamo invece che sia di parere differente dai nostri. Allora né io, né tu, né un terzo possiamo decidere.

Cosa facciamo? Chiamiamo un quarto?



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