martedì 8 novembre 2016

L’uomo naturale

Post di Carla Cicalese
Tratto da Chuang-Tzu

L’uomo volgare si sacrifica alla ricchezza, il saggio alla fama; ma entrambi corrompono la loro vera natura. Pur essendo diversi nel modo in cui alterano le loro qualità naturali, entrambi tralasciano ciò che sono sacrificandolo a ciò che vorrebbero essere. Perciò è stato detto: “Non essere un uomo volgare ma votati alla tua vera natura celeste, non essere un uomo saggio ma segui i principi celesti”.
Che tu sia diritto o storto, mira a realizzare la tua vera natura, volgiti a guardare le quattro direzioni, fluttua e rifluttua come il mare. Sia nell’affermazione sia nella negazione attieniti strettamente al centro della tua spontaneità, affina i tuoi intenti e muoviti avanti e indietro insieme al Tao. Non ostinarti nelle tue azioni, non cercare di imporre la tua giustizia, perché altrimenti perderai ciò che sei. Non correre dietro alla ricchezza, non desiderare il successo, perché altrimenti ripudierai la tua natura celeste.



© tutte le foto di questo sito sono del legittimo proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo

sabato 29 ottobre 2016

La ferita d’amore

di Mariagrazia Stringhini Ciboldi


Tutti almeno una volta nella vita abbiamo sperimentato il dolore della ferita d’amore; magari per un abbraccio negato, per un sorriso mancato o per il bisogno insoddisfatto di uno sguardo dolce e accogliente che ci facesse sentire compresi e visti nella nostra intima essenza, amati per ciò che semplicemente siamo: con le nostre luci e le nostre ombre, con le nostre vulnerabilità e fragilità, senza sentire di doverci nascondere o difendere.
Se poi, le vicissitudini della vita ci hanno colpito duramente o/e ripetutamente, il dolore si fa più intenso e profondo, a volte diventa insopportabile e rende la vita un continuo stato di forte malessere e angoscia, che impedisce di vedere il bello e il buono nella propria quotidianità, e fa percepire d’essere vulnerabili anche ai più piccoli e semplici gesti quotidiani.
Può anche darsi che quel dolore è stato talmente lacerante che per non esserne sopraffatti (per sopravvivenza) abbiamo dovuto strutturare difese talmente importanti da restare poi imprigionati nella nostra corazza difensiva (muscolo-caratteriale) senza riuscire a vivere e condividere serenamente e genuinamente il variopinto mondo delle emozioni e dei sentimenti umani, soprattutto il calore dell’affettività e della tenerezza: il bene più prezioso e più creativo di tutta la Terra.


Da qui, da questo calore, nasce la fiducia di farcela anche nei momenti più bui e dolorosi, in cui anche la più flebile speranza sembra vana.
Da qui, nasce la condivisione e l’empatia: un contatto di Cuori in cui non c’è più divisione tra i bisogni e la loro soddisfazione, in cui non c’è più spazio per i giudizi, che portano divisione e isolamento, per le lamentele, per l’indifferenza o per l'egoismo.
Qui, nel calore dell’affettività, c’è unione e non ci si sente soli: l’io e il tu svaniscono per ritrovarsi specchiati nello sguardo reciproco e allora ci si rende conto che la Vita è partecipare insieme a creare armonia; è sentirsi intimamente uniti ad ogni forma di vita, rispettandola e rispettandoci; è sentirsi tutt’uno con la Natura e ‘semplicemente’ iniziare ad imparare ad amare veramente, senza ‘se’ e senza ‘ma, senza condizioni imparare ad amare il noi cui tutti apparteniamo, poiché è l’unica possibilità che ha l’umanità per evolvere e per continuare a vivere, in pace.

Il calore dell’affettività e della tenerezza è l’unico spazio in cui la ferita d’amore può veramente guarire e può generare altro amore.



© tutte le foto di questo sito sono del legittimo proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo

mercoledì 19 ottobre 2016

Chi ha ragione?

Tratto da “Meditazione Pratica” di Pino Ferroni

Se io discuto con te e tu hai la meglio su di me invece che io su di te, hai forse necessariamente ragione e io necessariamente torto?
E se io ho la meglio su di te, ho io necessariamente ragione e tu necessariamente torto? Ha uno ragione e l’altro torto, oppure abbiamo entrambi ragione o entrambi torto? Né io né te possiamo saperlo e un terzo sarebbe nella stessa oscurità.
Chi può decidere senza errore?
Se consultiamo qualcuno che è del tuo parere, come potrà giudicare visto che è del tuo parere? Se è d’accordo con me, come potrà decidere imparzialmente visto che è d’accordo con me? Lo stesso accadrà se si tratta di qualcuno che è insieme d’accordo con me e con te.
Immaginiamo invece che sia di parere differente dai nostri. Allora né io, né tu, né un terzo possiamo decidere.

Cosa facciamo? Chiamiamo un quarto?



© tutte le foto di questo sito sono del legittimo proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo

venerdì 23 settembre 2016

La pienezza della felicità

Post di Carla Cicalese
Tratto da Chuang-Tzu

La virtù dell’uomo santo è celata anche se egli non vive in mezzo ai monti e alle selve: egli non ha quindi bisogno di nascondersi. Non è che coloro che in antico erano detti saggi si ritirassero dal mondo, si nascondessero per non farsi vedere, chiudessero la bocca per non parlare e occultassero la sapienza per non pronunciarsi: il fatto è che era stato profondamente falsato il retto ordine naturale. Quando vigeva il retto ordine naturale e nel mondo si facevano progressi, i saggi riportavano tutto all’unità senza lasciare tracce; ma quando non vigeva il retto ordine naturale e nel mondo si facevano grandi regressi, essi aspettavano seduti sulle loro radici profonde e al colmo della tranquillità. Questa era la via per preservare la loro persona.
Gli antichi che preservano la persona non agghindavano la sapienza con i sofismi e non inquinavano il mondo e la virtù con la conoscenza artificiosa. Se ne stavano solinghi al loro posto e ritornavano alle loro qualità naturali. Che cos’altro restava loro da fare?
Nel Tao non si compiono azioni meschine, nella virtù non si possiede una conoscenza ristretta: compiere azioni meschine e possedere una conoscenza ristretta nuoce alla perfezione individuale. Perciò è stato detto: “Correggere se stessi, null’altro”.



La pienezza della felicità sta nel realizzare le proprie aspirazioni. Quello che gli antichi intendevano per realizzare le proprie aspirazioni non si riferiva al possesso di carrozze ufficiali e di berretti da cerimonia: in realtà niente poteva aumentare la loro felicità. Quel che oggi si intende per realizzare le proprie aspirazioni si riferisce invece proprio al possesso di carrozze ufficiali e di berretti da cerimonia – tutte cose che riguardano l’abbellimento della persona, non il decreto naturale. A un certo momento queste cose esteriori possono anche arrivare, ma, essendo transitorie, non si può né impedire la loro venuta né arrestare la loro andata.
Perciò i saggi antichi, quando le cose andavano bene non aspiravano alle carrozze ufficiali e ai berretti da cerimonia, e, quando si trovavano in povertà e nelle ristrettezze, non abbracciavano le convenzioni del volgo. Sia in quella sia in questa situazione, la loro felicità era la stessa, perciò non avevano afflizioni. Oggi, invece, se le cose su cui si fa affidamento vengono a mancare, si diventa infelici.
A giudicare da tutto ciò, oggi, anche se si è felici, non lo si è mai in un modo stabile. Perciò è stato detto: “Coloro che perdono se stessi nelle cose e smarriscono la loro natura nelle futilità sono uomini che capovolgono le posizioni



© tutte le foto di questo sito sono del legittimo proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo

venerdì 16 settembre 2016

Nessun uomo è un'isola

Post di Stefania Brighenti

Nessun uomo è un’isola
intero in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del continente,
una parte della terra.
Se una zolla viene portata via
dall’onda del mare,
la terra ne è diminuita,
come se si trattasse di un promontorio
o di una casa amica o della tua stessa casa.
Orni morte d’uomo mi diminuisce,
perché io partecipo dell’umanità.
E così non mandare mai a chiedere
Per chi suona la campana:

essa suona per te.

Autore John Donne



© tutte le foto di questo sito sono del legittimo proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo

giovedì 8 settembre 2016

Sprecare la Vita

Post di Rita Caprioglio
Poesia di Charles Bukowski

Lamentele infime e triviali,
costantemente ripetute,
possono far ammattire un santo,
per tacere di un bravo ragazzo
qualunque (me)
e il peggio è che chi
si lamenta
nemmeno si accorge di farlo
a meno che non glielo dici
e perfino se glielo dici
non ci crede
e così non si conclude
niente
ed è solo un altro giorno
sprecato,
preso a calci,
mutilato
mentre il Buddha
siede nell’angolo
e sorride.


© tutte le foto di questo sito sono del legittimo proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo

mercoledì 24 agosto 2016

Volerti come sei

Poesia senza titolo attribuita a Jorge Luis Borges


Non posso darti soluzioni
per tutti i problemi della vita
Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,
però posso ascoltarli e dividerli con te
Non posso cambiare né il tuo passato
né il tuo futuro
Però quando serve starò vicino a te
Non posso evitarti di precipitare,
solamente posso offrirti la mia mano
perché ti sostenga e non cadi
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo
non sono i miei
Però gioisco sinceramente quando ti vedo felice
Non giudico le decisioni che prendi nella vita
Mi limito ad appoggiarti a stimolarti
e aiutarti se me lo chiedi
Non posso tracciare limiti
dentro i quali devi muoverti,
Però posso offrirti lo spazio
necessario per crescere
Non posso evitare la tua sofferenza,
quando qualche pena ti tocca il cuore
Però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere
Solamente posso volerti come sei
ed essere tua amica.

© tutte le foto di questo sito sono del legittimo proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo

giovedì 11 agosto 2016

L'anfitrione e gli ospiti

da “Meditazione Pratica” di Pino Perroni


Il Maestro è come l’anfitrione nella sua casa: i suoi ospiti sono coloro che cercano di studiare la Via e che non sono mai stati in una casa.
Essi hanno solo una vaga idea di ciò che può essere una casa, eppure la casa esiste.
Quando gli ospiti entrano in casa e scoprono il salotto e chiedono:
“Che cos’è?”,
viene loro risposto: “E’ il luogo dove ci si siede”.
Allora si siedono sulle sedie, ma sono solo vagamente coscienti della funzione della sedia.
L’anfitrione li intrattiene, ma essi continuano a porre domande, talvolta irrilevanti.
Da buon anfitrione non li biasima per questo; per esempio, quando vogliono sapere dove e quando mangeranno.
Non sanno che nessuno è solo e che in quel preciso momento altri sono impegnati a cucinare, e che esiste un’altra stanza dove si siederanno per mangiare.
Sono perplessi perché non possono vedere né il pasto né i preparativi del pasto, e forse sono anche dubbiosi e talvolta a disagio.
Il buon anfitrione, che conosce i problemi degli ospiti, fa del suo meglio per metterli a loro agio affinché siano in grado di gustare il cibo quando arriverà.
All’inizio gli ospiti non sono in condizione di avvicinarsi al cibo.
Alcuni ospiti sono più svelti degli altri a capire e ad afferrare i rapporti tra i vari elementi della casa.
Sono loro che possono comunicare ciò che sanno agli amici più lenti.
In quel frangente, l’anfitrione dà ad ogni ospite la risposta che corrisponde alla sua capacità di percepire l’unità e la funzione della casa.
Non è sufficiente che una casa esista, che sia pronta per ricevere ospiti e che l’anfitrione sia presente.
Qualcuno deve esercitare attivamente la funzione di anfitrione, affinché gli estranei, che sono gli ospiti e di cui l’anfitrione si assume la responsabilità, possano abituarsi alla casa.
All’inizio, molti di loro non sono coscienti di essere ospiti o, più precisamente, di ciò che significhi la situazione di ospite: ciò che possono dare e ciò che possono ricevere da questa situazione.
L’ospite di esperienza, che ha studiato le case e l’ospitalità, a lungo andare si trova a suo agio nella condizione di ospite e, inoltre, è in grado di capire meglio tutto ciò che si riferisce alle case e ai vari aspetti della vita nelle case.

Finché è impegnato a capire che cos’è una casa o a cercare di ricordarsi le regole dell’etichetta, la sua attenzione è troppo presa da questi fattori per essere in grado di osservare, per esempio, la bellezza, il valore o la funzione dell’arredamento.


© tutte le foto di questo sito sono del legittimo proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo

domenica 31 luglio 2016

Emozioni

di Stefania Brighenti

Le emozioni spaventano…
Meglio tenere tutto sotto controllo, meglio non averci niente a che fare, potremmo rischiare di essere travolti da qualcosa che non conosciamo.
Allora riempiamo la nostra vita di tante cose da fare, ed anche quella dei nostri figli, riempiamo tutti gli spazi vuoti per non poterci mai incontrare.
Tutto questo è normale perché nessuno ci ha mai insegnato a vivere le nostre emozioni, a non averne paura proprio per non esserne travolti, nessuno ci ha mai insegnato ad amarci per ciò che siamo con le nostre paure ed anche la nostra rabbia, precludendoci così anche l’amore.
Sentirsi rifiutati o incompresi da piccoli perché si esprimono queste emozioni ci può portare per tutta la vita alla paura di essere rifiutati, al sentirci incompresi, condizionando ogni nostra relazione.
Essere liberi di vivere le emozioni che proviamo ed esprimerle è incontrare davvero noi stessi ed è vivere davvero la vita che abbiamo.


Cit.” Onoriamo il pensiero, mentre il sentire non è ritenuto importante. Viene dato per scontato che tutti sentiamo, ma è triste constatare che la maggior parte delle persone sente solo in superficie e non in profondità. Abbiamo paura della tristezza che spesso si trasforma in disperazione, paura della collera che può diventare rabbia, e paura dell’amore perché può finire con un crepacuore. Pensare è facile, ma ci vuole coraggio per sentire profondamente.” A.Lowen



© tutte le foto di questo sito sono del legittimo proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo

venerdì 22 luglio 2016

Corazza caratteriale-muscolare e Tao: Tao nella quotidianità

di Mariagrazia Stringhini Ciboldi

Un insegnamento fondamentale che si trova qui nella nostra scuola di Naturopatia Umanistica® & Shen Training® (da maggio European Bioenergetic-shen Institute®è l’apprendimento esperienziale dei Classici taoisti. 
E’ un apprendimento essenziale per chi vuole diventare un qualificato Operatore in Dicipline Bio-Naturali e per chi vuole apprendere il Tocco Shen®, ma è anche altrettanto importante per chi vuole migliorare la qualità della propria vita e ritrovare valori e spessore sia in ambito professionale e lavorativo sia in quello affettivo e familiare.
Inoltre oggi, con la crescente follia distruttiva a cui può arrivare l’essere umano nella sua grave dissociazione dallo Shen, che comporta la dissociazione di Cuore-Mente, è di importanza vitale per l’intera umanità ritrovare la responsabilità di valori e di significati autentici della vita, che da millenni vengono tramandati dai Maestri Taoisti e che oggi continuano ad essere di un’attualità sorprendente. E ogni persona può fare la differenza.
Anni fa, durante una lezione di Tao, un giovane allievo disse: “Io tutte queste cose le so già, a cosa mi serve tutto ciò?”; la riposta del maestro Pino Ferroni fu: “La differenza tra te e me è che tu le sai, io le applico.”
Mettere in pratica, fare, vivere e sperimentare ogni giorno l’insegnamento antico, ma attualissimo, di Tao della Scuola della Realtà Completa è ciò che fa la differenza e rende migliore la qualità della vita di ognuno.
Inizialmente la quotidianità sarà sempre quella: difficoltà da affrontare, incomprensioni da superare, equivoci da appianare, relazioni da migliorare; ma poi, giorno dopo giorno, ci rendiamo conto che qualcosa cambia. Cambia l’atteggiamento interiore verso la vita e le sue difficoltà, verso le situazioni, le persone e le relazioni che intessiamo.

Ad esempio, se il nostro atteggiamento abituale è di evitare tutto ciò che non ci piace e che non vogliamo affrontare, cercando di allontanarlo o di ‘allontanarci da…’; oppure se abitualmente ci lamentiamo; o se continuamente critichiamo (magari con cinismo o sarcasmo); oppure se spesso ci arrabbiamo, o se succede con specifiche persone o con specifiche situazioni; oppure se ci esprimiamo con difficoltà; se abitualmente viviamo con ansia o paura; etc.., allora vuol dire che siamo in balia della Corazza caratteriale-muscolare che irrigidisce, oltre al corpo, anche comportamenti, punti di vista e modalità di comunicazione. E sicuramente la nostra vita non sarà serena né appagante.
Ma se iniziamo ad ascoltare Tao della Scuola della Realtà Completa sentiamo che risuona dentro di noi: inizialmente può risuonare come un’eco lontana, un po’ confusa; poi si fa più vivida, e sentiamo che è come se facesse già parte di noi, da sempre. Ed in effetti è così, poiché c’è stato un tempo, un luogo (da bambini o da ragazzi, o da neonati o ancor prima, nel grembo materno) in cui abbiamo vissuto pace e armonia o ne abbiamo vissuto vivido l’anelito.
Continuando ad ascoltare, iniziano momenti di calma interiore; e un po’ alla volta impariamo ad accoglierci e ad accogliere, e pian piano la vita torna a sorriderci e noi a sorridere.
E più ascoltiamo l’insegnamento Tao cercando di metterlo in pratica nella nostra quotidianità, più si mette ordine nel nostro mondo interiore fatto di significati, di valori e di sentimenti autentici; e pian piano sfumano sentimentalismi, illusioni e delusioni. E inizia a sorgere, se ancora non fa parte di noi, l’autoironia, che nutre il benessere e l’armonia.
Ecco alcune frasi di Lao Tzu, estrapolate dai concetti ben più vasti espressi nel  Daodejing, con una traduzione, qui, elementare che permette anche a chi si avvicina per la prima volta, di sentire cosa e come gli risuona.
E, se vuole, potrà poi scegliere di iniziare il percorso, la Via verso l’Uomo Reale (Chen Jen) per una continua elevazione verso la spiritualità del vivere.

“Ascolta con il cuore:  l’essenza non si vede con gli occhi,  non si ode con le orecchie.”

Frasi di Lao Tzu

L’argilla è necessaria per modellare un vaso. Ma il suo uso dipende dal vuoto interno che si riesce a creare.
Un buon viaggiatore non ha piani precisi e il suo scopo non è arrivare.
Chi conosce gli altri è sapiente;
chi conosce se stesso è illuminato.
La conquista degli altri è potere;
la conquista di se stessi è forza.

Si è responsabili non solo per ciò che si fa,  ma anche per ciò che non si fa.
Essere amati profondamente da qualcuno dona forza;
amare profondamente qualcuno dona coraggio.
Chi vuole trova sempre una strada, chi non vuole trova sempre una scusa.
Chi si mostra da sé non viene in luce,
chi si approva da sé non cade in vista,
chi si vanta da sé non sente valore,
chi si gloria da sé non sale in gloria.

Rispondi in maniera intelligente
anche a chi ti tratta stupidamente.

Chi sa guidare gli esseri umani si mette al loro servizio. Il vero capo guida senza imporre dettami. I veri capi a malapena sono riconosciuti dal popolo.
Dopo di loro vengono i capi che il popolo conosce e ammira.
Il buon guerriero non attacca. Il buon combattente non si lascia prendere dall’ira e riporta la vittoria senza ricorrere alla violenza. Chi sa vincere non ha bisogno di dar battaglia. È quella che si chiama non-aggressività intelligente.

La Via del Cielo mette ordine, senza danni; la Via dell’uomo saggio agisce, senza lotta.
Conoscere gli altri è saggezza. Conoscere se stessi è saggezza superiore.
È meglio accendere una lampada, che maledire l’oscurità.
Ciò che per il bruco è la fine del mondo,  per il mondo è una bellissima farfalla.
Un viaggio di mille miglia comincia con un solo passo.
La gentilezza nelle parole crea fiducia.  La gentilezza nei pensieri crea profondità. La gentilezza nel donare crea amore.
La rigidità e la durezza sono le compagne della morte. La dolcezza e la delicatezza sono le compagne della vita.
Le parole vere non son belle, le belle parole non son vere.
Sapere di non sapere è la vera conoscenza. Non sapere credendo di sapere è malattia.
Quando sei contento di essere semplicemente te stesso e non fai confronti e non competi, tutti ti rispettano.
Più lontani si va e meno si apprende, e meno ci si avvicina alla verità. Per questo l’uomo saggio non cammina e arriva


© tutte le foto di questo sito sono del legittimo proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo


venerdì 15 luglio 2016

L'Amicizia

Da “Il Profeta” di K Gibran

E un giovane disse: «Parlaci dell'amicizia». Ed egli rispose dicendo:

«Il vostro amico è il vostro bisogno soddisfatto.
È il vostro campo che voi seminate con amore e mietete con riconoscenza.
È la vostra mensa e il vostro cantuccio del focolare.
A lui infatti vi presentate con la vostra fame e lo cercate per trovare la pace.
Quando il vostro amico vi dice quello che realmente pensa, anche voi non avete paura di dire quello che pensate: sia esso un "no" o un "sì".
E quando egli tace, il vostro cuore non smette di ascoltare il suo cuore; poiché nell'amicizia tutti i pensieri, tutti i desideri, tutte le attese nascono senza parole e sono condivisi con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dal vostro amico, non rattristatevi; poiché ciò che più amate in lui può essere più chiaro in sua assenza, così come lo scalatore vede meglio la montagna guardandola dalla pianura.
E non vi sia altro scopo nell'amicizia che l'approfondimento dello spirito. Perché l'amore che cerca qualcos'altro oltre la rivelazione del proprio mistero non è amore ma una rete gettata in mare: e solo ciò che è inutile viene preso. 
E il meglio di voi sia per il vostro amico. Se egli deve conoscere il riflusso della vostra marea, fate in modo che ne conosca anche il flusso. Perché, cos'è il vostro amico se lo cercate solo per ammazzare il tempo? Cercatelo invece sempre per vivere il tempo!
Spetta a lui, infatti, colmare il vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E nella dolcezza dell'amicizia ci siano l'allegria e la condivisione della gioia.

Perché nella rugiada delle piccole cose il cuore trova il suo mattino e ne è rinfrescato».





© tutte le foto di questo sito sono del legittimo proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo

venerdì 1 luglio 2016

Il Saggio

Da “Meditazione Pratica” di Pino Ferroni


Chi si tortura lo spirito per elevare la propria condotta acquista a poco a poco un’alta opinione di sé e tende a denigrare gli altri. Diventa un eremita dei monti o delle valli, conduce una vita eccentrica e condanna il mondo intero. È questo l’ideale di coloro che aspirano a disseccarsi nell'ascesi.
Chi propugna soltanto bontà e giustizia, fedeltà e buona fede, cortesia e frugalità, modestia e rinunce ricerca unicamente la perfezione morale. È questo l’ideale di coloro che vogliono migliorare gli uomini.
Chi si propone imprese eccelse per conquistarsi una grande fama, fissa rigidi riti comportamentali e sociali, definisce i rapporti fra superiori e inferiori, vuole solo governare gli altri. Non possedendone le capacità agisce da cortigiano e rafforza l’autorità dei suoi superiori.
Chi, amando la solitudine, va per laghi e stagni sempre in cerca di un angolo tranquillo per pescare con la canna, ricerca semplicemente la quiete eterna. È questo l’ideale di tutti coloro che fuggono il mondo per trovare felicità nell’ozio.
Chi, soffiando ora con la forza ora con la dolcezza, inspira ed espira, assorbe l’aria pura ed espelle l’aria viziata, si appende come l’orso e si stira come fa l’uccello, si muove ora lentamente ora velocemente, cerca soltanto la salute e la longevità. È questo l’ideale di coloro che vogliono nutrire sanamente il loro corpo e si preoccupano di non disperdere il seme.

Chi ha una condotta corretta, eleva lo spirito senza torturarsi con discipline innaturali, si perfeziona senza portare avanti giustizia e bontà, si mantiene sereno e tranquillo senza isolarsi lungo i fiumi o presso il mare, raggiunge un’età elevata pur senza espandere e contrarre il suo corpo quotidianamente. È pacifico e immenso perché riunisce in sé, naturalmente, tutte le perfezioni del mondo. Non perseguendo tenacemente, consegue. Non cercandola, acquista la virtù del saggio. Vivendo semplicemente, secondo natura, si avvicina al Tao del Cielo.


© tutte le foto di questo sito sono del legittimo proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo

domenica 26 giugno 2016

Sensi e Pensieri

Post di Carla Cicalese
Tratto da Storie Zen 


Quando i seguaci dello zen non riescono ad andare al di là del mondo dei loro sensi e pensieri, tutte le loro azioni e movimenti non hanno importanza alcuna. Ma quando i sensi e i pensieri sono annichiliti, tutte le vie d'accesso allo spirito universale sono bloccate e nessun ingresso è possibile. Lo spirito originale si riconosce insieme all'operare dei sensi e dei pensieri - solo che non appartiene a loro e tuttavia non è indipendente da loro. Non costruite le vostre teorie in base ai vostri sensi e pensieri ma, al tempo stesso, non cercate lo spirito lontano dai vostri sensi e pensieri, e non cercate di afferrare la realtà ripudiando i vostri sensi e pensieri. Quando non siete né attaccati ad essi né distaccati, allora voi godete la libertà perfetta senza ostacoli. Solo allora avrete la vostra sede nell'illuminazione.
Huang Po



© tutte le foto di questo sito sono del legittimo proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo

venerdì 17 giugno 2016

Comunicazione affettiva e Corazza muscolare-caratteriale

di Mariagrazia Stringhini Ciboldi

La comunicazione tra le persone si è evoluta nei millenni insieme all’evoluzione dell’umanità, ed è ciò che gli esseri umani hanno per scambiare tra loro e per mettersi in contatto gli uni con gli altri. Consiste in qualcosa che va al di là del semplice dialogo, e risente dell’atteggiamento interiore di ogni persona impegnata nella comunicazione, sia come ascoltatore che come parlante.
Pensieri, emozioni, sentimenti e Shen (*), che fanno parte del sottile della comunicazione, costituiscono, sia che ne siamo consapevoli oppure no, gran parte della comunicazione stessa e dello scambio. In verità c’è l’eccezione: trasmettere Shen richiede consapevolezza e apprendimento specifico.
Il sottile (immateriale) si manifesta attraverso il corpo (materiale) nel modo con cui questo viene ‘usato’, gestito da ogni persona coinvolta nella comunicazione. Cioè, attraverso la concretezza corporea e il grado di consapevolezza possiamo esprimere, percepire e vivere ‘il sottile’.
Attraverso e grazie al corpo, l’essere umano può agire sia la comunicazione verbale (i contenuti concettuali), sia la comunicazione non-verbale e quella para-verbale (para-verbale: tutto ciò che riguarda la voce ed il suo ascolto, ma non i concetti verbalizzati). Queste due ultime modalità comunicative, insieme, costituiscono la comunicazione corporea. E la comunicazione corporea, cioè la modalità con cui si comunica, il modo con cui si ‘usa’ il corpo, la voce e l’ascolto, costituisce più del 90% della comunicazione stessa. Inoltre, come dice un detto taoista: “E’ l’orecchio che ascolta a fare il discorso”.
Diventa perciò fondamentale per ogni individuo di qualunque età, compreso il neonato ed il bambino, il radicamento nella percezione del proprio corpo e nello sviluppo della consapevolezza, poiché questi due elementi sono alla base dell’apprendimento del senso di realtà e della capacità di vedere le situazioni da più punti di vista e con un’ampia prospettiva; sono anche alla base dell’entusiasmo e dell’apprendimento della motivazione alla vita e alla crescita personale.



Comunicare è un bisogno profondo dell’essere umano, sin dalla nascita ed ormai molti studi affermano anche prima, durante lo sviluppo nel grembo materno, ed è mosso da bisogni affettivi (di relazione, di connessione e perciò di natura immateriale) oppure da bisogni funzionali/pratici (perciò di natura materiale e organizzativa).
Per soddisfare le due diverse categorie di bisogni la comunicazione assume aspetti diversi: comunicazione affettiva e comunicazione funzionale/pratica, ed entrambe possono essere ad alta qualità di contatto o a bassa qualità di contatto.
Nella vita quotidiana e familiare sono fondamentali entrambe, così come sono fondamentali sia la comunicazione verbale che quella corporea, e richiedono tutte grande attenzione e impegno per favorirne la gestione e l’integrazione reciproca poiché, molto spesso, si tende a confonderle e ciò che ne subisce le conseguenze peggiori nella quotidianità è l’aspetto umano-affettivo. Ad esempio, spesso succede che si tende a realizzare lo scambio affettivo con modalità di comunicazione funzionale/pratica e viceversa; questo crea molta confusione, stress e malessere personale e familiare.
La comunicazione funzionale/pratica ha lo scopo di ottenere qualcosa, e ciò che è importante è il risultato e l’efficienza. Si riferisce agli aspetti pratici della vita ed è basata comunque non su delle pretese, ma sulla negoziazione. E’ indispensabile in ambito professionale e in ambito affettivo-relazionale quando si affrontano questioni pratiche.
Nella comunicazione affettiva l’attenzione è rivolta all’incontro, ed è fondamentale lo scambio di sentimenti ed emozioni, è fondamentale l’empatia. Riguarda l’aspetto relazionale dell’esistenza ed è basata su movimenti (di corpo, mente e spirito) di avvicinamento e di allontanamento in conseguenza, soprattutto, del carattere delle persone coinvolte.
Il nostro carattere, come ci insegna la Bioenergetica, pone una barriera (Corazza muscolare-caratteriale) tra noi e gli altri come atto auto-difensivo. Se non abbiamo la consapevolezza di tale sistema difensivo, esso inizia ad agire in completo automatismo e si rafforza nel tempo, impedendoci un contatto profondo con l’altro e con noi stessi; impedendoci l’integrazione di  corpo-mente-spirito, e costringendoci a vivere in balia della Corazza muscolare-caratteriale, lontani dalla gioia e dal piacere di vivere, di amare e di essere amati, nonostante che ciò sia l’anelito, consapevole o no, a cui ogni essere umano aspira.

La Corazza, infatti, se non la si ammorbidisce attraverso un mirato Percorso di consapevolezza e di scioglimento delle tensioni, è responsabile di rigidità articolari-muscolari e caratteriali, offusca la consapevolezza di sé, riduce la capacità di una chiara visione e di provare empatia, e dà solamente la possibilità di vivere ‘pseudo-affettività’ (collusioni, giochi sociali, di potere, seduzione…). Così diventa difficile, se non impossibile, lo scambio affettivo, che, come suggerisce la parola stessa, consente e prevede una trasformazione, un cambiamento di profondità, di crescita, di prospettiva, di consapevolezza individuale e della relazione d’amore. 


(*) Shen: vedi su Facebook: PinoFerroni, 6 maggio 2016 



© tutte le foto di questo sito sono del legittimo proprietario e sono utilizzate al solo scopo illustrativo