venerdì 27 novembre 2015

Io...Noi

di Annalisa Ferretti
Anni fa trovai questo scritto:
Uno sguardo bastava per comprenderci ma abbiamo preferito giocare a non capire… Non odiarmi ma ugualmente non perdonarmi per ciò che ti ho negato e sapevo essere in serbo per noi.
Eri il mio specchio e ciò che meno amavo era ritrovare me stessa. Non odiavo te ma ciò nel quale, in te, mi rispecchiavo e fino a quando non avessi imparato ad accettarmi non avrei mai potuto essere tua.
Amarti avrebbe significato abbracciarmi totalmente, quando sentivo di essere meno di ciò che avrei voluto. Ritrovarmi però sarebbe stato perderti perché in te non avrei scoperto nient’altro che me stessa, e la ricerca della pienezza mi avrebbe portata lontano da te. Allora ? …Sarebbe stato così semplice amarti per quello che eri!! “ 

Quando le nostre radici non sono così salde e profonde da comprendere realmente chi siamo, come possiamo dare valore ad una persona, altro/a da noi, se non riusciamo a riconoscerlo in noi stessi?
Il rischio è che entrino in azione due strani ospiti. Il primo è la paura di non essere in grado di decodificare in modo veritiero l’emozione che ci attraversa e pervade; l’altro è l’autoinganno: quello che rende la persona a noi vicina l’amore della nostra vita. Spesse volte questi due manovratori agiscono in modo inconscio per cui la nostra vita affettiva si dipana fra la sfiducia in noi stessi (seppur a volte ci sembri verso l’altro) e l’illusione: referenti estremi di un mondo di emozioni che faticano ad emergere e che non ci permettiamo di vivere.
Trivers (biologo e sociobiologo americano) definisce l’autoinganno come l’atto di mentire a se stessi e, in quanto autoinganno, destinato all’autopromozione. E’ un meccanismo sopravvissuto all’evoluzione come servo dell’inganno e della bugia per impedire che venissero scoperti. La verità rimane relegata nell’inconscio e la bugia nella coscienza. Tutto questo accade anche per gli “affari” di cuore dove, per ingenuità o mancanza di coraggio nel voler prenderci carico della nostra vita, ci raccontiamo “qualche” bugia.
In realtà per giungere ad un NOI CONSAPEVOLE e ARRICCHENTE occorre partire da un IO sempre più individuato che in maniera adulta si faccia spazio verso un NOI di REALE RELAZIONE.
Il percorso di conoscenza di sé deve essere percorso di radice per diventare a sua volta radice per un sano e adulto percorso all’interno della coppia. Molti incontri avvengono invece per motivi lontani da un’autentica scelta d’amore e si basano su scelte proiettive (il più delle volte inconsce) rispetto ciò che avremmo voluto essere, che siamo stati o per appoggio. In quest’ultimo caso la scelta si basa sul bisogno di qualcuno che ci sostenga, dia sicurezza, rifugio alle nostre paure, ai nostri limiti o avversità della vita.
L’AMORE AUTENTICO richiede invece un IO FORTE, strutturato (che non vuol dire rigido) in grado di contenere lo tsunami emozionale che si affaccia ogni volta che incontriamo l’AMORE, e nello stesso tempo capace di AFFIDARSI ALL’ALTRO  senza temere di essere inglobato o abbandonato.
E’ l’espressione di un VUOTO DI CUORE non più vissuto come assenza ma come rinnovata CAPACITA’ DI CONTENERE E ABBANDONARSI ALL’ALTRO. 
Solo così possiamo risuonare sia nell’amore come nella vita delle parole contenute nella poesia seguente

         LAMPADA DI SMERALDO
         
 Ho custodito gelosamente per tutta la vita
          La lampada di smeraldo.
          Prendila: è senza fine.
          Perché una volta acceso
          L’amore è l’amore.

           (Poesia cinese epoca Primavera e Autunni)


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martedì 17 novembre 2015

LA GENTILEZZA, UNA RISPOSTA ALLA CRISI



Articolo apparso su Psychologies. Traduzione a cura di Rita Caprioglio.

L’uomo non può più essere un lupo per l’uomo…In questi tempi turbolenti, noi tutti abbiamo bisogno di solidarietà e di benevolenza. Per far fronte ma anche, perché no, come un’alternativa al troppo individualismo. Come ogni anno, Psychologies organizza in Francia la Giornata della Gentilezza, già presente in diciassette paesi. E se le crisi che noi viviamo fossero anche un’opportunità? Obbligandoci a fare un’esame di coscienza, ci invitano a ripensare al nostro modo di agire.
La buona notizia: l’essere umano è gentile. Ne dubitate? Degli studi lo dimostrano e le iniziative volte ad aiutarsi vicendevolmente e alla benevolenza si moltiplicano!
Cécile Guéret.
L’uomo non è un lupo per l’uomo. Egli è al contrario altruista, generoso e gentile con il suo prossimo.

Per tutti coloro che pensano che noi non siamo che dei calcolatori razionali ed egoisti, più o meno civilizzati attraverso le leggi del vivere insieme, questa concezione della natura umana richiede un tempo di adattamento. 
Eppure…come comprendere altrimenti il dilagare delle reti di aiuto (più di 500mila negli Stati Uniti) che, da Internet al caffè all’angolo, invitano alla scoperta dell’altro, al sostegno e all’ascolto, relegando la concorrenza e l’egocentrismo a dei comportamenti dell’età della pietra? Ecco che fioriscono i siti sui quali noi possiamo offrire questa bici che prende la polvere a uno sconosciuto, giusto per il piacere di farlo. Dove il turista può ancora trovare una buona anima che l’accoglie sul suo sofà o si prende il tempo per fargli visitare la sua città per pura gentilezza.
Nel 1996, a Parma, l’equipe del biologo Giacomo Rizzolatti, rivoluziona le neuroscienze, rivelando che i nostri neuroni specchio si attivano allo stesso modo sia quando noi proviamo un’emozione che quando vediamo qualcuno che la sta provando. Attraverso questo processo mimetico diretto, che risponde a una stimolazione e non passa per la ragione, noi percepiamo così le emozioni dei nostri simili come se fossero le nostre. Dal 2006, Felix Warneken e Michael Tomasello, ricercatori in psicologia a Leipzig, in Germania, hanno anche studiato la gentilezza spontanea dei bambini di 18 mesi: anche se sono immersi in giochi appassionanti in un ambiente piacevole e degli ostacoli si presentano sulla loro strada, essi vanno spontaneamente ad aiutare un adulto che ha bisogno di loro per, ad esempio, aprire un ripostiglio.
“Oggi si sa che essi portano soccorso a iniziare da una anno di età, ossia ancora prima della loro capacità di deambulare”, precisa lo psicologo Jacques Lecomte. La risonanza magnetica ha in seguito rilevato che i gesti di collaborazione attivano, nel cervello, le stesse zone del piacere di quando noi mangiamo  una torta o facciamo una coccola. Al contrario, la competizione stimola quelle del disgusto. Una conferma neurobiologica dell’espressione comune: “Mi fa piacere di farti piacere”.
Occorre per questo concludere che siamo gentili per provare questo piacere o per non soffrire più a causa dello spettacolo dello sconforto altrui?.
Degli studi dimostrano che esiste un altruismo autentico, sgombro da qualsiasi interesse personale, spiega Jacques Lecomte. Ma poco importa. La gentilezza non è incompatibile con il piacere personale!. Lo scopo, è quello di aiutarsi vicendevolmente per essere felici insieme!.

Una società più empatica
A questa visione rinvigorente della natura umana nel contesto di una crisi ansiogena e piuttosto scoraggiante, Jeremy Rifkin aggiunge una nuova lettura dei cambiamenti della nostra civiltà. Secondo lui, lo sfruttamento delle nuove energie associata  a una rivoluzione delle comunicazioni ha permesso lo sviluppo di una società sempre più cosmopolita, on line (connessa), allargando la nostra sensibilità empatica. Mai il mondo è stato altrettanto unificato quanto oggi. Un disastro ecologico o un incidente nucleare oramai muovono ognuno di noi. Non solamente perché ne siamo immediatamente informati, ma anche perché noi tutti ci sentiamo minacciati. L’eco mondiale della catastrofe di Fukushima, in Giappone, ha sollevato una straordinaria onda di solidarietà mondiale così come un grande sentimento di inquietudine.
Poiché, quando noi entriamo in empatia con gli altri, noi comprendiamo che la loro esistenza, come la nostra, è un affare fragile, aggiunge Jeremy Rifkin. Noi prendiamo consapevolezza della nostra comune vulnerabilità e realizziamo che dobbiamo il nostro più o meno ben-essere al peggioramento dello stato del pianeta.
Noi ci troviamo quindi difronte a una prospettiva lacerante : essere contemporaneamente così vicini all’empatia universale e ad un disastro climatico minacciante la nostra stessa esistenza.


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giovedì 12 novembre 2015

A PROPOSITO DEL DARE

Di Zahra Chouitar

Leggendo l’articolo: "La gratitudine fa bene" mi sono venute in mente alcune riflessioni scatenate soprattutto dal pensiero seguente:
Per convincersene, è sufficiente riemergersi nella sensazione provata quando, dopo aver fatto un favore, non abbiamo ricevuto alcun segno di ringraziamento."
 L’ingratitudine, questa “tomba del bene”, secondo Alfred de Musset, è una ferita intima come se, più che il nostro regalo o aiuto, sia stata la nostra persona tutta intera che è stata negata.”
L’idea che diamo per ricevere qualcosa in ritorno, per farci sentire esistere altrimenti ci sentiamo negati come persona mi fa pensare al mio percorso per quanto riguarda la generosità e il dare.
Parlerò di due tappe: prima davo, ero “generosa” ma con l’aspettativa di un ritorno e se questo ritorno non veniva, urlavo all’ingratitudine e consideravo che la persona non meritava, mi toglieva la voglia di dare e non avevo più voglia di dare. Finché ero in questa condizione non avevo molti ritorni e vedevo solo ingratitudine attorno a me. E questo lo riporto alla mia esperienza come insegnante, davo davo davo anche molto però davo con aspettative, davo con la preoccupazione di dare. Quando sono tornata a insegnare dopo 7 anni di pausa e di percorso personale (psicanalisi, bioenergetica, Tao e Meditazione), ho potuto notare il cambiamento e raccogliere a mani piene i ritorni, non è che davo dell’altro o di più, niente era cambiato a questo livello ma erano il modo e le motivazioni intrinseche con i quali lo facevo che erano radicalmente diversi, davo per dare, davo per soddisfare un mio bisogno di dare.
L’altra tappa è stata una presa di consapevolezza l’anno scorso: mi sono resa conto che c’era un segreto nel mio essere generosa, c’era infatti un voler essere generosa e davo all’altro per essere riconosciuta come una persona buona, brava, santa ! Non lo facevo solo per farlo ma c’era questo desiderio segreto di ricevere un premio! Sentivo infatti un orgoglio, una fierezza di essere buona e di aiuto. Questo atteggiamento è ben lungi dall’essere naturale e spontaneo. Se osserviamo la natura, vediamo subito che un albero dà i suoi frutti a chiunque senza nessuna considerazione o preoccupazione, un fiore emana il suo profumo senza nessuna distinzione o desiderio di riconoscimento, sono perfino ignoranti della loro generosità. Ed ecco il dare superiore di cui parla Lao Tse nella tavoletta 38, Il fiore del Tao del Tao Te Ching:

La virtù superiore (shang tê) non dà se stessa come virtù
È tale senza volerlo essere
La virtù inferiore (hsia tê) è preoccupazione di non deviare dalla virtù
E così essa è lontana dalla virtù
La virtù superiore nell’agire non vuole e non si pone dei fini
La virtù inferiore è effetto della volontà e si pone dei fini
La giustizia nell’agire vuole e si pone dei fini
Il costume sociale agisce e se non trova il consenso
Opera aggressivamente.
Così: perduta la Via viene la virtù
Perduta la virtù viene la moralità
Perduta la moralità viene la giustizia
Perduta la giustizia viene il costume sociale (il conformismo)
Il costume, mera parvenza della forma schietta
È principio di disordine (in opposto all’ordine naturale)
Anche il tradizionalismo del Tao basato sulla sola cultura (sull’antica letteratura)
È principio di decadenza.
Perciò: l’uomo superiore 
Si tiene alla sostanza,respinge la scorza (l'esteriore, l'artificiale)
Si tiene al nocciolo (al frutto), non all’appariscente (al fiore)
Rigetta questo, sceglie quello.”


E penso con gratitudine alle condivisioni dei miei compagni del quarto anno di Shen Training questa domenica 1° novembre o anche a quelle del secondo, ora terzo Shen al corso l'arte del cuore e corazza muscolare a marzo scorso. Il loro dare è stato spontaneo, non l’hanno fatto per darmi qualcosa e invece nei due casi sono partita con il cuore gonfio di gratitudine e umiltà perché il condividere il loro mondo interiore, le loro storie, mi ha arricchita e mostrato quanta umanità e forza c’erano in ognuno di loro, quante lotte ognuno di loro hanno e stanno affrontando e quanto sono coraggiosi tutti questi miei compagni di viaggio!
Sono giunta così alla conclusione che sì la prima tappa è necessaria, perché prima si deve scegliere di seguire la via della bontà e della bellezza per poi però cercare di andare oltre, operare il ritorno dalla Hsia tê alla Shang tê, dal dare volitivo al dare spontaneo e naturale
La Sensibilizzazione Emozionale richiede anche questo stato, abbandonare il voler dare e semplicemente dare per poi semplicemente esserci !



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venerdì 6 novembre 2015

UNA LEZIONE DI TAO DI PINO FERRONI



Di Daniela Zglibutiu

Il taoismo insegna come vivere meglio la propria vita, partendo dalla realtà del nostro corpo e dalla modalità con cui rispondiamo alle varie situazioni chi si presentano ogni giorno. Una vita libera ed appagante ha bisogno di regole. Libertà è  sapere rimanere nelle regole quando esse sono giuste.

COMPRENDERE LA VITA E L’ESSENZA
Comprendere il Senso della nostra vita e che ha un Senso la vita di ogni essere umano. Il senso della vita nella visione taoista non è filosofico (pensato) ma si realizza attraverso l’esperienza diretta del corpo.
L’essenza è il sottile dell’uomo. E’ la capacità di immaginare, progettare e realizzare. Se ami la vita sviluppi la capacità di ricrearti e di rinnovarti quotidianamente. La razionalità pura uccide la creatività, e se uccide la creatività uccide anche i sentimenti. Per vivere il corpo e l’essenza bisogna vincere la paura.

GOVERNARE LA MENTE
Per governare la mente bisogna lavorare sugli attaccamenti. L’attaccamento deriva dal non saper riconoscere e soddisfare i nostri reali bisogni. L’attaccamento all’attaccamento è il più pericoloso per la mente. Anche l’aspettativa è un attaccamento. Con l’aspettativa, quello che si desidera deve essere così come ci si aspetta. Quando non sei più agganciato all’attaccamento e all’aspettativa, tutto quello che ti capita è un dono meraviglioso.

SAPER OSSERVARE
Noi non vediamo veramente le cose come realmente sono, ma le vediamo attraverso lo stato d’animo di quel momento. Ci agganciamo all’esperienza del passato per poter giudicare la realtà di oggi. Ma oggi non è ieri. La possibilità di osservare si apre soltanto quando si esce dal pensiero discorsivo, dal continuo brusio mentale.

CONCENTRAZIONE STABILE
Cercare di essere presenti il più a lungo possibile in ciò che si fa. Di solito noi facciamo una cosa e la mente pensa ad un’altra. La concentrazione nell’ascolto è essere consapevoli dei pensieri che passano senza agganciarli. Nella concentrazione stabile i gesti sono consapevoli. Si è presenti contemporaneamente a se stessi e a ciò su cui si dirige l’attenzione.

COLTIVARE L’INTUIZIONE
L’intuizione arriva dalla capacità di associare cose che prima si guardavano distaccate. Non ci può essere intuizione senza consapevolezza. Anche nella creatività si tratta di associare in modo intuitivo. Si può conoscere realmente solo attraverso l’intuizione.

COLTIVARE L’UMANITA’
Cercare di essere sempre in linea con ciò che ci insegna la natura, realizzando che la vera armonizzazione di mente corpo e spirito non può essere disconnessa da tutto ciò che ci circonda, cioè con l’ecosistema e con il macrocosmo.




I corsi di Tao sono preziosissime lezioni di vita. Non solo il significato criptato nelle antiche scritture cinesi viene svelato un po’ alla volta, ma quello che dopo anni di partecipazione mi colpisce ancora, è il modo in cui il Maestro Pino Ferroni ha saputo rendere attuali nella propria vita, i princìpi e la saggezza taoista. Non potrei definire meglio il suo modo di agire, se non con un frammento del  “Tao Te Ching”

Tavoletta LXVII
                                                 Tre cose preziose

                                   

                                  Mi si chiama grande
                                  e si dice che non sono come gli altri grandi.
                                  Appunto perchè grande
                                  non sono come gli altri.
                                  Se fossi come gli altri
                                  assai piccolo sarei.
                                  Ho tre cose preziose
                                  che custodisco e coltivo:
                                  La prima è l’apertura d’animo,
                                  La seconda è l’equilibrata dignità
                                  La terza è la mancanza di ambizione.
                                  L’apertura d’animo mi infonde coraggio
                                  L’equilibrata dignità mi rende generoso
                         La mancanza di ambizione mi mette a capo degli uomini.

Esattamente cosi è Pino Ferroni !
E io mi ritengo fortunata a seguire il suo insegnamento nelle aule della scuola di Naturopatia Umanistica di Parma .


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