domenica 26 giugno 2016

Sensi e Pensieri

Post di Carla Cicalese
Tratto da Storie Zen 


Quando i seguaci dello zen non riescono ad andare al di là del mondo dei loro sensi e pensieri, tutte le loro azioni e movimenti non hanno importanza alcuna. Ma quando i sensi e i pensieri sono annichiliti, tutte le vie d'accesso allo spirito universale sono bloccate e nessun ingresso è possibile. Lo spirito originale si riconosce insieme all'operare dei sensi e dei pensieri - solo che non appartiene a loro e tuttavia non è indipendente da loro. Non costruite le vostre teorie in base ai vostri sensi e pensieri ma, al tempo stesso, non cercate lo spirito lontano dai vostri sensi e pensieri, e non cercate di afferrare la realtà ripudiando i vostri sensi e pensieri. Quando non siete né attaccati ad essi né distaccati, allora voi godete la libertà perfetta senza ostacoli. Solo allora avrete la vostra sede nell'illuminazione.
Huang Po



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venerdì 17 giugno 2016

Comunicazione affettiva e Corazza muscolare-caratteriale

di Mariagrazia Stringhini Ciboldi

La comunicazione tra le persone si è evoluta nei millenni insieme all’evoluzione dell’umanità, ed è ciò che gli esseri umani hanno per scambiare tra loro e per mettersi in contatto gli uni con gli altri. Consiste in qualcosa che va al di là del semplice dialogo, e risente dell’atteggiamento interiore di ogni persona impegnata nella comunicazione, sia come ascoltatore che come parlante.
Pensieri, emozioni, sentimenti e Shen (*), che fanno parte del sottile della comunicazione, costituiscono, sia che ne siamo consapevoli oppure no, gran parte della comunicazione stessa e dello scambio. In verità c’è l’eccezione: trasmettere Shen richiede consapevolezza e apprendimento specifico.
Il sottile (immateriale) si manifesta attraverso il corpo (materiale) nel modo con cui questo viene ‘usato’, gestito da ogni persona coinvolta nella comunicazione. Cioè, attraverso la concretezza corporea e il grado di consapevolezza possiamo esprimere, percepire e vivere ‘il sottile’.
Attraverso e grazie al corpo, l’essere umano può agire sia la comunicazione verbale (i contenuti concettuali), sia la comunicazione non-verbale e quella para-verbale (para-verbale: tutto ciò che riguarda la voce ed il suo ascolto, ma non i concetti verbalizzati). Queste due ultime modalità comunicative, insieme, costituiscono la comunicazione corporea. E la comunicazione corporea, cioè la modalità con cui si comunica, il modo con cui si ‘usa’ il corpo, la voce e l’ascolto, costituisce più del 90% della comunicazione stessa. Inoltre, come dice un detto taoista: “E’ l’orecchio che ascolta a fare il discorso”.
Diventa perciò fondamentale per ogni individuo di qualunque età, compreso il neonato ed il bambino, il radicamento nella percezione del proprio corpo e nello sviluppo della consapevolezza, poiché questi due elementi sono alla base dell’apprendimento del senso di realtà e della capacità di vedere le situazioni da più punti di vista e con un’ampia prospettiva; sono anche alla base dell’entusiasmo e dell’apprendimento della motivazione alla vita e alla crescita personale.



Comunicare è un bisogno profondo dell’essere umano, sin dalla nascita ed ormai molti studi affermano anche prima, durante lo sviluppo nel grembo materno, ed è mosso da bisogni affettivi (di relazione, di connessione e perciò di natura immateriale) oppure da bisogni funzionali/pratici (perciò di natura materiale e organizzativa).
Per soddisfare le due diverse categorie di bisogni la comunicazione assume aspetti diversi: comunicazione affettiva e comunicazione funzionale/pratica, ed entrambe possono essere ad alta qualità di contatto o a bassa qualità di contatto.
Nella vita quotidiana e familiare sono fondamentali entrambe, così come sono fondamentali sia la comunicazione verbale che quella corporea, e richiedono tutte grande attenzione e impegno per favorirne la gestione e l’integrazione reciproca poiché, molto spesso, si tende a confonderle e ciò che ne subisce le conseguenze peggiori nella quotidianità è l’aspetto umano-affettivo. Ad esempio, spesso succede che si tende a realizzare lo scambio affettivo con modalità di comunicazione funzionale/pratica e viceversa; questo crea molta confusione, stress e malessere personale e familiare.
La comunicazione funzionale/pratica ha lo scopo di ottenere qualcosa, e ciò che è importante è il risultato e l’efficienza. Si riferisce agli aspetti pratici della vita ed è basata comunque non su delle pretese, ma sulla negoziazione. E’ indispensabile in ambito professionale e in ambito affettivo-relazionale quando si affrontano questioni pratiche.
Nella comunicazione affettiva l’attenzione è rivolta all’incontro, ed è fondamentale lo scambio di sentimenti ed emozioni, è fondamentale l’empatia. Riguarda l’aspetto relazionale dell’esistenza ed è basata su movimenti (di corpo, mente e spirito) di avvicinamento e di allontanamento in conseguenza, soprattutto, del carattere delle persone coinvolte.
Il nostro carattere, come ci insegna la Bioenergetica, pone una barriera (Corazza muscolare-caratteriale) tra noi e gli altri come atto auto-difensivo. Se non abbiamo la consapevolezza di tale sistema difensivo, esso inizia ad agire in completo automatismo e si rafforza nel tempo, impedendoci un contatto profondo con l’altro e con noi stessi; impedendoci l’integrazione di  corpo-mente-spirito, e costringendoci a vivere in balia della Corazza muscolare-caratteriale, lontani dalla gioia e dal piacere di vivere, di amare e di essere amati, nonostante che ciò sia l’anelito, consapevole o no, a cui ogni essere umano aspira.

La Corazza, infatti, se non la si ammorbidisce attraverso un mirato Percorso di consapevolezza e di scioglimento delle tensioni, è responsabile di rigidità articolari-muscolari e caratteriali, offusca la consapevolezza di sé, riduce la capacità di una chiara visione e di provare empatia, e dà solamente la possibilità di vivere ‘pseudo-affettività’ (collusioni, giochi sociali, di potere, seduzione…). Così diventa difficile, se non impossibile, lo scambio affettivo, che, come suggerisce la parola stessa, consente e prevede una trasformazione, un cambiamento di profondità, di crescita, di prospettiva, di consapevolezza individuale e della relazione d’amore. 


(*) Shen: vedi su Facebook: PinoFerroni, 6 maggio 2016 



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mercoledì 8 giugno 2016

Riflessioni...... DOVE MI PORTA ?

di Annalisa Ferretti


...il richiamo all'aprire e al chiudere...
Quanta concretezza racchiude in sé il linguaggio:
Porte che apriamo
Porte che chiudiamo
Porte di sicurezza
Porte che ci tengono al di fuori
Porte di accesso
Porte che in sé contengono una possibilità: di far entrare, far risiedere, far uscire...nelle e dalle situazioni, conflitti, relazioni, emozioni, sensazioni.
"Dove mi porterà il bio-massaggio?" mi chiedono alcune persone prima di intraprendere questo percorso.
Per rispondere non è sufficiente pensare solo di aprire La Porta, ma è altrettanto importante lasciarci condurre da un atto di fiducia per affidarci a qualcuno che ci faccia giungere, come momento iniziale, alla SOGLIA DI NOI STESSI, poi il resto "viene da sé".
Io posso solo dire dove ha portato me il bio-massaggio:

E lasci tracce di te
luce soffusa di un'alba o di un'aurora
Shen: nello spirito e nel corpo
svelato dal tempo
e nel tempo
di un due che torna uno
nella danza di vibrazioni
che restituiscono alla vita
ciò che la vita ci ha dato
soffio
che ritorna impalpabile
vissuto
vitale
attraverso il corpo
che si arrende alla leggerezza
contraltare di ciò che la mente ci propone

e nell'ardire del volo
mi sento più terra
humus
radice
vivificata da quell'umido che si fa materia
partendo dal cielo
che avvolge senza tenere
che custodisce senza possesso
che lascia scorrere senza nulla trattenere
che osserva e accoglie ciò che è
 




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mercoledì 1 giugno 2016

Un discepolo zelante

Post di Carla Cicalese - Tratto da Storie Zen


C'era una volta un novizio che impressionava tutti i monaci per la sua devozione e il suo zelo. Benché riuscisse a far colpo su tutti, non impressionava il suo maestro. Tutto il giorno e sovente di notte meditava seriamente in zazen, si concentrava con grande attenzione. Svolgeva con grande zelo qualsiasi lavoro gli fosse affidato. Se c'è qualcuno, dicevano gli altri monaci, che merita di raggiungere rapidamente l'illuminazione, è proprio questo novizio zelante. Il maestro che da qualche tempo lo osservava, lo invitò a un colloquio personale. <Perché lavori così incessantemente?> chiese il maestro al discepolo. < Per raggiungere l'illuminazione> rispose lui <questo è il motivo per cui sono qui>. Il maestro rispose semplicemente: <Capisco> e congedò il novizio, che tornò ancora più zelante alla sua pratica. Il tempo passava, il maestro si occupava delle proprie faccende giornaliere e viveva lo scorrere della propria vita. Il novizio meditava seduto ben diritto, le gambe nella posizione del loto, non si addormentava mai e sembrava non essere distratto da nulla. I monaci che lo tenevano d'occhio si aspettavano che da un momento all'altro avrebbe raggiunto l'illuminazione ma questo non accadeva. Per quanti sforzi facesse, per quanto cercasse di abbandonare la mente e stare seduto in zazen, non accadeva nulla. Alla fine il novizio andò a trovare il maestro. <Nonostante faccia meditazione a lungo e diligentemente, non accade nulla>. <Vedo> rispose il maestro. <Che cosa dovrei fare?> chiese il discepolo. <Andare a casa> consigliò il maestro. Il novizio rimase sbalordito. <Siediti che ti spiego> continuò il maestro. <Stai perdendo il tuo tempo perché il tuo obiettivo è l'illuminazione ma non è il traguardo per il quale ci si impegna. La meditazione è la meditazione per se stessa non per il traguardo, come lo scopo della vita va ricercato nella vita stessa. Tu pensi solo al tuo obiettivo, consideri la meditazione come un mezzo e non come un fine perciò la tua mente è sempre nel futuro e trascuri il presente, peggio ancora usi il presente per cercare una ricompensa nel futuro. Ecco perché perdi tempo, lo perdi proprio nella strada della tua vita>. Il novizio realizzò improvvisamente il senso della meditazione: meditare. Realizzò anche il senso della vita: vivere.

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