Di Zahra Chouitar
Leggendo l’articolo: "La gratitudine fa bene" mi sono venute in mente alcune riflessioni scatenate soprattutto dal pensiero seguente:
Leggendo l’articolo: "La gratitudine fa bene" mi sono venute in mente alcune riflessioni scatenate soprattutto dal pensiero seguente:
“Per
convincersene, è sufficiente riemergersi nella sensazione provata quando, dopo
aver fatto un favore, non abbiamo ricevuto alcun segno di ringraziamento."
L’ingratitudine, questa “tomba del bene”,
secondo Alfred de Musset, è una ferita intima come se, più che il nostro regalo
o aiuto, sia stata la nostra persona tutta intera che è stata negata.”
L’idea che diamo per
ricevere qualcosa in ritorno, per farci sentire esistere altrimenti ci sentiamo
negati come persona mi fa pensare al mio percorso per quanto riguarda la
generosità e il dare.
Parlerò di due tappe:
prima davo, ero “generosa” ma con l’aspettativa di un ritorno e se questo
ritorno non veniva, urlavo all’ingratitudine e consideravo che la persona non
meritava, mi toglieva la voglia di dare e non avevo più voglia di dare. Finché
ero in questa condizione non avevo molti ritorni e vedevo solo ingratitudine
attorno a me. E questo lo riporto alla mia esperienza come insegnante, davo
davo davo anche molto però davo con aspettative, davo con la preoccupazione di
dare. Quando sono tornata a insegnare dopo 7 anni di pausa e di percorso
personale (psicanalisi, bioenergetica, Tao e Meditazione), ho potuto notare il
cambiamento e raccogliere a mani piene i ritorni, non è che davo dell’altro o
di più, niente era cambiato a questo livello ma erano il modo e le motivazioni
intrinseche con i quali lo facevo che erano radicalmente diversi, davo per
dare, davo per soddisfare un mio bisogno di dare.
L’altra tappa è stata una presa di
consapevolezza l’anno scorso: mi sono resa conto che c’era un segreto nel mio
essere generosa, c’era infatti un voler essere generosa e davo all’altro per
essere riconosciuta come una persona buona, brava, santa ! Non lo facevo solo
per farlo ma c’era questo desiderio segreto di ricevere un premio! Sentivo
infatti un orgoglio, una fierezza di essere buona e di aiuto. Questo atteggiamento
è ben lungi dall’essere naturale e spontaneo. Se osserviamo la natura, vediamo
subito che un albero dà i suoi frutti a chiunque senza nessuna considerazione o
preoccupazione, un fiore emana il suo profumo senza nessuna distinzione o
desiderio di riconoscimento, sono perfino ignoranti della loro generosità. Ed
ecco il dare superiore di cui parla Lao Tse nella tavoletta 38, Il fiore del
Tao del Tao Te Ching:
“La virtù superiore
(shang tê) non dà se stessa come virtù
È tale senza volerlo essere
La virtù inferiore (hsia tê) è preoccupazione
di non deviare dalla virtù
E così essa è lontana dalla
virtù
La virtù superiore nell’agire
non vuole e non si pone dei fini
La virtù inferiore è effetto
della volontà e si pone dei fini
La giustizia nell’agire vuole e
si pone dei fini
Il costume sociale agisce e se
non trova il consenso
Opera aggressivamente.
Così: perduta la Via viene la
virtù
Perduta la virtù viene la
moralità
Perduta la moralità viene la
giustizia
Perduta la giustizia viene il
costume sociale (il conformismo)
Il costume, mera parvenza della
forma schietta
È principio di disordine (in
opposto all’ordine naturale)
Anche il tradizionalismo del Tao
basato sulla sola cultura (sull’antica letteratura)
È principio di decadenza.
Perciò: l’uomo superiore
Si tiene alla sostanza,respinge la scorza (l'esteriore, l'artificiale)
Si tiene alla sostanza,respinge la scorza (l'esteriore, l'artificiale)
Si tiene al nocciolo (al
frutto), non all’appariscente (al fiore)
Rigetta questo, sceglie quello.”
E penso con gratitudine alle condivisioni dei miei
compagni del quarto anno di Shen Training questa domenica 1° novembre o anche a
quelle del secondo, ora terzo Shen al corso l'arte del cuore e corazza muscolare a
marzo scorso. Il loro dare è stato spontaneo, non l’hanno fatto per darmi
qualcosa e invece nei due casi sono partita con il cuore gonfio di gratitudine
e umiltà perché il condividere il loro mondo interiore, le loro storie, mi ha
arricchita e mostrato quanta umanità e forza c’erano in ognuno di loro, quante
lotte ognuno di loro hanno e stanno affrontando e quanto sono coraggiosi tutti
questi miei compagni di viaggio!
Sono giunta così alla conclusione che sì
la prima tappa è necessaria, perché prima si deve scegliere di seguire la via
della bontà e della bellezza per poi però cercare di andare oltre, operare il
ritorno dalla Hsia tê alla Shang tê, dal dare volitivo al dare spontaneo e
naturale
La Sensibilizzazione Emozionale richiede anche
questo stato, abbandonare il voler dare e semplicemente dare per poi
semplicemente esserci !
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