Post di
Carla Cicalese
Direzioni Nuove:
Voglio arrivare,
quanto posso, lontano,
Attingere la gioia che
ho nell'anima,
E cambiare i limiti che
conosco,
E sentirmi crescere la
mente e lo spirito;
Voglio vivere,
esistere, "essere",
E udire le verità che sono dentro di me.
(Doris Warshay)
Questa
poesia, che mi ha regalato una grande emozione, mi racconta del mio percorso di
questi ultimi 13 anni, e di tutti gli anni prima, di quel desiderio di
conoscere, di sapere, di arrivare alle verità ultime senza mai trovarle.
È
per quel desiderio che ho studiato filosofia all’università: quella cosa con la quale senza la quale tutto
rimane tale e quale (così si scherzava tra di noi studenti in quel
periodo). Poi, arrivata a Parma, ho trovato un’altra scuola, un’altra
filosofia, un altro modello di conoscenza: non c’è una verità unica ed assoluta
cui arrivare attraverso complicati ragionamenti e parole a tratti
incomprensibili per il tecnicismo del linguaggio utilizzato, ora lo so, e
finalmente posso lasciar andare quell’ansia di trovare una risposta definitiva,
finale, conclusiva ai miei interrogativi.
So
dei “Frammenti di una verità assoluta”,
che siamo noi tutti, proprio tutti. Ho compreso che
insieme siamo quella verità assoluta
e che non è fondamentale saperla nominare, saperne disquisire, ragionarla,
pesarla e darle dei contorni definiti, ma parteciparne.
Ho compreso che posso interpretare in un nuovo modo quel detto antico: Chi lascia la via vecchia per la nuova sa quello
che lascia e non sa quello che trova. Ora dico “meno male”, meno
male che posso prendere davvero Direzioni
Nuove ed anche perdermi, perché no, per poi ritrovarmi sempre me stessa e
sempre nuova, sempre più viva, sempre più in grado di attingere ed esprimere
quella Gioia dell’anima.
Questa
poesia ha anche evocato in me una storia che Pino Ferroni ci racconta spesso e
che amo particolarmente, soprattutto per il modo in cui ce la racconta:
<Un
uomo passeggiava in un piccolo paese in riva al mare e passeggiando arrivò nella
parte più alta di esso, dove si trovavano le rovine di un antico castello. Vide
un vecchio seduto su di un muretto e gli si avvicinò per parlare: “Buongiorno”
disse e subito dopo si accorse che il vecchio era cieco “È un bellissimo posto,
questo. Siete anche voi un turista?” “No” rispose il vecchio “io svolgo qui il
mio lavoro” “ E che lavoro fate?” “Sono astronomo” rispose sorprendentemente l’altro.
“Ah! E come fate…?” replicò il turista. E il
vecchio, appoggiandosi la mano sul cuore rispose: “Scruto queste lune, queste
stelle e questi soli”.>
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