venerdì 26 febbraio 2016

Una nuova direzione: tornare a “casa”

Post di Carla Cicalese

Direzioni Nuove:
Voglio arrivare, quanto posso, lontano,
Attingere la gioia che ho nell'anima,
E cambiare i limiti che conosco,
E sentirmi crescere la mente e lo spirito;
Voglio vivere, esistere, "essere",
E udire le verità che sono dentro di me.
(Doris Warshay)

Questa poesia, che mi ha regalato una grande emozione, mi racconta del mio percorso di questi ultimi 13 anni, e di tutti gli anni prima, di quel desiderio di conoscere, di sapere, di arrivare alle verità ultime senza mai trovarle.
È per quel desiderio che ho studiato filosofia all’università: quella cosa con la quale senza la quale tutto rimane tale e quale (così si scherzava tra di noi studenti in quel periodo). Poi, arrivata a Parma, ho trovato un’altra scuola, un’altra filosofia, un altro modello di conoscenza: non c’è una verità unica ed assoluta cui arrivare attraverso complicati ragionamenti e parole a tratti incomprensibili per il tecnicismo del linguaggio utilizzato, ora lo so, e finalmente posso lasciar andare quell’ansia di trovare una risposta definitiva, finale, conclusiva ai miei interrogativi.
So dei “Frammenti di una verità assoluta”, che siamo noi tutti, proprio tutti. Ho compreso che insieme siamo quella verità assoluta e che non è fondamentale saperla nominare, saperne disquisire, ragionarla, pesarla e darle dei contorni definiti, ma parteciparne. Ho compreso che posso interpretare in un nuovo modo quel detto antico: Chi lascia la via vecchia per la nuova sa quello che lascia e non sa quello che trova. Ora dico “meno male”, meno male che posso prendere davvero Direzioni Nuove ed anche perdermi, perché no, per poi ritrovarmi sempre me stessa e sempre nuova, sempre più viva, sempre più in grado di attingere ed esprimere quella Gioia dell’anima.
Questa poesia ha anche evocato in me una storia che Pino Ferroni ci racconta spesso e che amo particolarmente, soprattutto per il modo in cui ce la racconta:
<Un uomo passeggiava in un piccolo paese in riva al mare e passeggiando arrivò nella parte più alta di esso, dove si trovavano le rovine di un antico castello. Vide un vecchio seduto su di un muretto e gli si avvicinò per parlare: “Buongiorno” disse e subito dopo si accorse che il vecchio era cieco “È un bellissimo posto, questo. Siete anche voi un turista?” “No” rispose il vecchio “io svolgo qui il mio lavoro” “ E che lavoro fate?” “Sono astronomo” rispose sorprendentemente l’altro. “Ah! E come fate…?” replicò il turista. E il vecchio, appoggiandosi la mano sul cuore rispose: “Scruto queste lune, queste stelle e questi soli.>



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